Moonfall: recensione

Imperterrito maestro del disaster movie, almeno stando nei parametri del blockbuster giocattolone, il teutonico Roland Emmerich, nome legato a successi come Independence day, Stargate e The day after Tomorrow – L’alba del giorno dopo, torna nelle sale con una nuova pellicola spettacolare che sulle prime sfrutta un quesito a dir poco accattivante; e se la luna cambiasse rotta e puntasse verso la terra?

Stando a queste premesse ecco quindi che Moonfall, lungometraggio pop corn ovviamente pensato per intrattenere, si presenta ai nostri occhi con queste finalità, giostrando la sua esile trama su un contesto spaziale.

Tutto inizia quando lo studioso e appassionato di astrologia KC Houseman (John Bradley) fa una scoperta a dir poco sconvolgente; stando ad alcuni dati sembra che il sistema lunare sia fuori rotta, puntando niente poco di meno proprio verso la terra.

Ovviamente nessuno vuole dare retta alle sue folli teorie, tranne l’ex astronauta Brian Harper (Patrick Wilson), il quale si lascia convincere interessandosi direttamente ad un’eventuale missione di salvataggio per l’intero pianeta.

Ad aiutarli una vecchia collega di Brian, Jocinda Fowler (Halle Berry), che con l’ausilio della NASA stessa cercherà di capire cosa sta accadendo e quale operazione verrà effettuata per la salvezza del mondo.

Ma la cosa ancor più sconcertante è scoprire che dietro a questo cambio rotta della luna si cela un’entità malvagia, sconosciuta a tutti e pronta a colpire sull’intera razza umana.

Diciamocelo chiaro: Emmerich va preso per quello che è, un autore che non ha intenzione di voler crescere quando si tratta di parlare di blockbuster fini a se stessi, il quale a volte ha anche azzardato ad un cinema più adulto (Il patriota, Anonymous, Stonewall, Midway), con risultati alterni.

Ovviamente Moonfall fa parte di quella schiera di suoi titoli atti a dover divertire e far passare due ore e dieci di spensierata visione, ricchi di effetti speciali visivi e sonori all’altezza della situazione, ma anche colpevole di presentarsi con uno script a tratti improponibile.

E sotto quest’ultimo aspetto è doveroso citare la seconda parte del film, incentrata sulla spiegazione del disastro causato dalla “luna in movimento”, con tutte parentesi e situazioni già viste nei film passati di Emmerich, un autore che non ha problemi a ripetersi narrativamente nei suoi film e che in questa occasione lo fa anche con una certa sfacciataggine.

Solo che Moonfall, nonostante i suoi innumerevoli difetti, lo si può prendere benissimo per la piacevole sciocchezza quale è, non originale e neanche epocale, ma innocuo nella sua completezza; come anche così è da prendere il cinema spettacolare di Emmerich, capace di fare la storia del cinema giocattolone con una risicata invasione aliena come quella vista in Independence day, ma anche di inorridire con lo stesso sequel di questo successo datato 1996 (Independence day – Rigenerazione è quanto di più insopportabile si possa vedere a riguardo).

Moonfall non rientra tra gli indecenti film emmerichiani, ma poco ci manca, e di certo non aiuta il contributo di un cast discount come quello composto da una Berry ritoccata in digitale e un Wilson in vacanza premio, più un Bradley cui spetta il comparto ironico del caso, nonostante il suo di personaggio risulta essere quello su cui maggiormente ruota l’esile storia; rientra tra gli attori un Donald Sutherland in vena di partecipazione straordinaria, che in fin dei conti non si sa come ci sia entrato in un prodotto del genere.

Dire di vederlo a cervello spento è dire poco, ma Moonfall il suo dovere lo fa consapevolmente senza vergogna e senza intelligenza.

Mirko Lomuscio