Malapunta. L’isola dei sogni divoratori: recensione

Cut-up publishing ci ha regalato diverse storie impegnative e contorte, in primis il romanzo di Stefano Fantelli Strane ferite, in cui il lettore veniva catapultato in vicende a metà tra realtà e delirio. Malapunta gli tiene concorrenza alla grande. Ed è proprio Stefano Fantelli a introdurre con la sua prefazione il romanzo, mentre la splendida illustrazione è di Enzo Rizzi, artista conosciuto non solo nell’ambiente letterario, ma anche fumettistico e musicale.

Il romanzo ha avuto un inizio burrascoso: fu pubblicato dalla defunta Edizioni XII e scritto sotto lo pseudonimo di Morgan Perdinka. Inutile dire che dietro tale nome si nascondesse Danilo Arona.

Dopo la chiusura della casa editrice, il libro fu pubblicato dalla Cut-Up Publishing, sotto il nome del vero autore.

 

La storia è un romanzo corale, con elementi centrali l’isola di Malapunta e i sogni. Come una specie di Silent Hill, l’isola chiama a sé anime irrequiete per condurle lentamente verso un triste destino.

Il nostro protagonista Nico Marcalli, ricco quarantenne ossessionato dal rimorso per la morte della giovane moglie in un incidente d’auto, per farsi dimenticare e morire lentamente devastato dal rimorso vive nella villa a strapiombo sul mare costruita dall’enigmatico Lord Taylor nel XIX secolo.

Ma su Malapunta, Marcalli comincia a fare strani sogni. Sogni che non gli appartengono.

Il gruppo di studiosi sta mettendo a punto insieme al professor Carlos Aztarain un esperimento legato a Malapunta e alle tecnologie della mente, dai risvolti imprevedibili. Per lo scienziato, forse, sarà il modo di comprendere perché la risonanza di Schumann – il “battito cardiaco” del pianeta – stia crescendo.

Cosa lega l’infelice Nico Marcalli alle sconvolgenti catastrofi naturali che stanno mietendo vittime in tutto il mondo? Chi altri vive, oltre a lui, sull’isola? Perché a Bucarest un giovane assassino chiamato l’orco delle fogne conosce alla perfezione l’isola e i suoi misteri?

Come dicevamo prima, sogno e isola sono i veri protagonisti della storia: la prima attrae anime sventurate con il suo fascino selvaggio, proprio come farebbe una sirena, mentre il secondo offre di esplorare molteplici realtà, fino a “trascendere” l’esperienza umana.

L’isola e i sogni mostrano la parte più nascosta dell’animo umano, esponendolo in maniera nuda e cruda, e i personaggi questo lo sanno molto bene. Le sue atmosfere paiono un mix tra Silent Hill, il Signore dlle Mosche e un pizzico de Pic Nick a Hanging Rock.

Vi sono anche riferimenti a Nightmare, in particolare il terzo capitolo, quasi a indicare la voglia di affrontare i propri demoni. Dopotutto, l’isola mette alla prova i suoi abitanti, costringendoli ad affrontare loro stessi.

I vari protagonisti sono ben caratterizzati, ognuno ha i suoi scheletri da nascondere così come fragilità emotive da rendere perfino il più brutale di loro un essere umano.

Ci sono ovviamente elementi fantastici, come il defunto culto druidico dell’isola, le bandree (creature di cui non sappiamo se attingono dal folklore oppure no), spiriti di donne vendicative ritornate sulla terra sottoforma di creature acquatiche. E sono proprio quest’ultime la rappresentazione delle paure più profonde dell’essere umano.

Le bandree hanno molteplici forme in tutto il mondo e hanno due lati: uno affamato di vita, in quanto vogliono ritornare a vivere, e uno di carne e sangue, a causa del loro spirito vendicativo.

Nella nostra opinione, non è romanzo per tutti: la prima parte presenta una narrazione più fluida, mentre dalla seconda in poi l’ambiente onirico domina sullo svolgimento dei fatti, rendendo difficile capire cosa è sogno e cosa sia la realtà.

In conclusione, se amate le storie cervellotiche, inquietanti e metafisiche alla pari de L’ultimo Kama, allora questo libro fa per voi. Malapunta è un romanzo a tratti delirante, a tratti riflessivo e a tratti inquietante, non di facile lettura, ma comunque rimane un’avventura interessante.

 

Debora Parisi

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