L’uomo dei ghiacci: recensione

Irrefrenabile Liam Neeson, nonostante i suoi sessantanove anni, il quale continua imperterrito ad avventurarsi in operazioni action che ne mettono in risalto la sua immagine da eroe, dai tempi di Io vi troverò in poi.

L’ultima operazione che lo vede cimentarsi in tale ambito adrenalinico è il qui presente L’uomo dei ghiacci, un road movie che ha per protagonista un camionista che deve trasportare un pesante carico lungo un fiume ghiacciato nel nord del Canada, tutto per compiere una specifica missione.

Diretto dal Jonathan Hensleigh di The punisher, nonché sceneggiatore di Die hard – Duri a morire, questo lungometraggio è la storia del veterano dei trasporti Mike McCann (Neeeson), il quale, accompagnato perennemente dal fratello mentalmente invalido Gurty (Marcus Thomas), si barcamena tra un lavoro e l’altro senza mai concludere qualcosa di effettivamente appagante.

L’occasione arriva quando Jim Goldenrod (Laurence Fishburne) cerca dei driver per attraversare la parte nord del Canada, col l’intento di portare un carico importante per la salvezza di un gruppo di minatori intrappolati sotto terra.

Mike non esita ad accettare, nonostante il tragitto sia formato solamente da acque ghiacciate pronte a sciogliersi, ma cosa ancor peggiore ci sono persone minacciose che lo aspettano, intenzionate ad ostacolare il suo lavoro anche a costo di ucciderlo.

Solo che l’uomo non è tipo da lasciarsi sottomere da un qualsiasi ostacolo che trova lungo il suo tortuoso tragitto.

Dopo i recenti L’uomo sul treno, Un uomo tranquillo e Un uomo sopra la legge, alla filmografia di Neeson mancava proprio un titolo (italiano ovvio) come L’uomo dei ghiacci, in modo da poter completare un poker dove il nostro attore si cimenta nel ruolo di eroe improvvisato in azioni spericolate improvvise.

Qua, nei panni del camionista Mike, l’interprete di Schindler’s list – La lista di Schindler si cimenta in un ruolo action più umano del solito sotto certi aspetti, ma non esente di momenti spericolati che dovrebbero essere al cardiopalma, giuso per regalare quel degno spettacolo che ci si aspetta da un film del genere.

Eppure Hensleigh col suo lungometraggio non riesce a costruire una degna suspense, gettando alle ortiche un soggetto interessante perché immerso in una prevedibile caccia buoni contro cattivi che alla lunga mostra più di un punto debole.

Certo, L’uomo dei ghiacci di buono ha che non è il solito prodotto incentrato sulla presenza di sole esplosioni e sparatorie, utilizzando un contesto originale come quello delle terre ghiacciate per lasciare incollati alla poltrona con un on the road come si deve, solo che poi il tutto non viene sviluppato degnamente, mostrando a tratti una scrittura stanca e delle parentesi che sfiorano il ridicolo involontario, soprattutto per quanto riguarda il personaggio interpretato da Neeson.

Opera a dir poco riuscita a metà, L’uomo dei ghiacci ha l’aspetto di un lungometraggio incompleto e per certi versi raffazzonato, testimoniato dal fatto che in determinati momenti il montaggio tenta evidentemente di nascondere delle ben visibili lacune di budget; non un vero e proprio difetto di per sé, ma se almeno il film fosse riuscito nell’intento sarebbe potuta uscire fuori anche un’opera più avvincente di quello che è.

Ed invece nulla di fatto.

Mirko Lomuscio