L’ombra cupa degli ippocastani: intervista esclusiva a Tosca Brizio

La voglia di sperimentare condita da una buona dose di amore per la vita e per il prossimo hanno guidato i suoi passi e la sua mano. Medico e scrittore, in lei medicina e letteratura s’illuminano a vicenda. Il suo pensiero? gMai giudicare, cercare oltre gli sguardi e gli atteggiamenti quel “qualcosa” che in ogni persona apre un varco. La sua regola di vita? Il rispetto.

Nata in Versilia nel 1951, Tosca Brizio (nom de plume di
Patrizia Valpiani) vive a Torino. Ha due figli e un nipote ed è Presidente di A.M.S.I. (Associazione Medici Scrittori Italiani).

È saggista, poetessa, narratrice. Risalgono al 1994 i suoi primi riconoscimenti, è vincitrice con una poesia del premio Cesare Pavese e con un racconto del premio Bergamo. Ha pubblicato tre raccolte di racconti, cinque di poesia, un romanzo e una guida poetica di Torino.  In poche parole, la sua attività letteraria è inarrestabile.

E noi l’abbiamo intervistata proprio per saperne di più sulla sua ultima fatica letteraria targata Golem Edizioni.

Hai carta bianca e tre aggettivi per descriverti…

Determinata, creativa, sensibile

Mai senza…?

Mai senza un blocco notes e una bottiglietta d’acqua.

Cosa ti piace leggere?

Sono onnivora. Per nutrire la sensibilità rileggo spesso Luzi e Merini. Per la creatività la narrativa inusuale ad es di Amélie Nothomb. Per la determinazione, la sensibilità, la fantasia e la forma   amo il noir alla Scerbanenco o  i grandi classici di Simenon, senza disdegnare narratori contemporanei come Gianrico Carofiglio.

Se dovessi esprimere tre desideri?

Ovviamente prima la salute; che il filone creativo sia sempre più prolifico; riuscire a dare un contributo al benessere di altre persone, non solo attraverso la professione sanitaria, ma attraverso le mie parole scritte nutrendone il gusto alla lettura.

La tua vita in un tweet?

Inquieta, ma coerente.

Parlaci del tuo romanzo. A chi lo consiglieresti e perché?

Il mio romanzo è scritto con lo pseudonimo di Tosca Brizio, iniziato a quattro mani con il mio compagno deceduto in corso d’opera, si intitola L’ombra cupa degli ippocastani fa parte di una serie, di cui il primo Chiaroscuro è uscito lo scorso anno. È un noir a tinte fantasy, lo consiglio a chi ha voglia di sondare oltre le apparenze; il modo di vivere del protagonista non è convenzionale. Lo consiglio quindi  agli amanti del noir che prediligono le atmosfere inusuali, immagino un pubblico di giovani adulti e di curiosi delle vita oltre le apparenze.

Come sono nati i personaggi?

Il protagonista è Pietro Jackson, un artista a tutto tondo, pittore e jazzista che mentre dipinge e suona si trova in uno stato di coscienza diversa. La creatività artistica è una manifestazione delle capacità cognitive dell’uomo. Pietro apre un canale di sensibilità alternativa e percepisce le negatività che lo circondano.  Il personaggio è nato alcuni anni fa dall’osservazione dello sguardo di un pittore all’opera dal vivo e dello stesso artista in  jam session con un sax. Gli altri personaggi ricorrenti, la madre medico, l’amico giornalista e il medico legale ne sono corollario indispensabile.

Le ambientazioni scelte provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?

Questo  romanzo è ambientato sulla collina di Camaiore, luoghi reali che amo descrivere a tinte “ artistiche”. La casa di cura per malattie nervose e mentali dove la vicenda si svolge è frutto di fantasia, quindi non vera, ma verisimile. È di certo anche una proiezione dell’anima, con i suoi chiaroscuri tra le fronde degli ippocastani.

Come puoi riassumere ai potenziali lettori il tuo romanzo? Qual è il messaggio che hai voluto trasmettere?

Un’adolescente araba scompare all’improvviso da una villa signorile, una residenza particolare diventata, su iniziativa di uno psichiatra, clinica per malattie nervose e mentali. Per puro caso il pittore Pietro Jackson si trova ad inaugurare una mostra di ritratti in quel paese toscano al limitare della Versilia storica. Intorno a lui coinvolto emotivamente nella vicenda, si muovono le figure dolenti di persone affette da disagi mentali. L’inquietante vicenda porta a galla un mondo sommerso che a villa Emma si nasconde sotto acque profonde. Il messaggio? L’apertura mentale verso persone disagiate può portare in ogni direzione. 

Sei già al lavoro su un nuovo manoscritto?

Sì, sono al lavoro su un nuovo manoscritto, come Tosca Brizio. Sarà il terzo della serie, Pietro Jackson con gli altri co-protagonisti si muoveranno  stavolta tra York (Inghilterra) e Torino.

Silvia Casini

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