Questa OS per il #writober2018 ritorna sul personaggio di Chantal visto attraverso i ricordi di Renard.
Buona lettura.
Ladyhawke83
Renard, da quando aveva ricevuto quell’invito due giorni prima, non riusciva più a prendere sonno la notte.
Un’insonnia prepotente e carica di ripensamenti e nostalgici ricordi del passato si era impossessata di lui.
Aveva aperto quella busta, proveniente dall’Italia con mani tremanti e un nodo alla gola. Già solo dalla bella calligrafia aveva intuito chi fosse il mittente: Chantal.
Quanti anni erano che non si vedevano più?
Dieci, no, undici anni ormai, si corresse mentalmente Renard, rigirandosi nel letto, duranti i quali c’era stata fra loro qualche sporadica telefonata per lo più insignificante e gli auguri canonici per il compleanno e per Natale.
Fuori dalla sua modesta casa, situata in un quartiere strategico, vicino al porto della città costiera di Toulon, si udiva solo il rumore delle barche e alcune sirene legate alla base militare navale, dovevano essere più o meno le tre del mattino, e di lì a poco si sarebbe dovuto alzare per andare al lavoro.
Cercò a tentoni il suo cellulare, tastando a casaccio il comodino, quel che trovò fu il soffice e caldo pelo del suo gatto Maurice, che si mise immediatamente a strusciarsi sulla sua mano e poi, non contento, sulla sua faccia.
“Dove hai fatto finire il mio telefono questa volta? E, furfante crocchetta dipendente!” Disse affettuosamente Renard, rivolto al micio paffuto dal manto tigrato e rossiccio. Il felino gli accoccolò, per tutta risposta, proprio sulla pancia col suo dolce peso di quasi otto chili e iniziò a “impastare” il suo padrone con le zampe anteriori, unendo il pungente massaggio con il tipico “Ron-Ron” di fusa.
“Eccolo!” Esclamò alla fine l’uomo, estraendo da sotto il letto il cellulare ancora intatto e in procinto di far suonare la propria malefica sveglia.
Renard disattivò l’allarme con un gesto automatico, sbadigliò e passandosi una mano tra i folti e indomabili capelli neri e decise di alzarsi.
Chissà cosa avrebbe pensato Chantal nel venire a sapere che, nonostante tutti i bei progetti, e le aspettative di un futuro da musicista famoso, Renard era finito a fare il panettiere.
Un lavoro onesto e di soddisfazione, ma di certo molto lontano dall’ideale spericolato, e un po’ bohémien, che si erano fatti della vita da adulti, Renard e Chantal, sulla soglia della maturità.
“Una vita fa’…” pensò, mestamente l’uomo, mentre si infilava il lungo cappotto un po’ retrò, accarezzava distrattamente Maurice apprestandosi a lasciare casa, dopo aver bevuto una veloce tazza di caffè riscaldato.
Le luci asettiche dei lampioni illuminavano la via che conduceva dal porto verso l’interno. Il negozio dove lavorava Maurice, ormai da più di cinque anni, era situato nel quartiere centrale, proprio vicino al famoso café “Brun Noir” in Rue de l’Équerre.
A quell’ora del mattino era tutto deserto, ma a lui piaceva così, adorava passeggiare in tranquillità e silenzio, il freddo non era mai stato un ostacolo.
Tutti i giorni, che fosse estate, o inverno, Renard si recava al lavoro a piedi, percorrendo quel paio di chilometri che lo separavano da casa sua al panificio senza badarci più di tanto e, anzi, sfruttando quel tempo morto per riorganizzare i pensieri e la giornata.
E mai come quella mattina ne aveva avuto bisogno.
Sentiva uno strano peso sul cuore, che non riusciva a capire se fosse per nostalgia, rammarico, o semplicemente indolenza. Da due giorni, ormai, non faceva che venirgli in mente il viso di Chantal, come se lo ricordava, fine e con grandi occhi marroni sempre stupiti di fronte al mondo.
Passando davanti al negozio di Belle Arti di Thomàs, schiacciò il naso contro la vetrina e, scorgendo un cartoncino color carta da zucchero adatto per il disegno con l’acquarello, si decise. che
Quel giorno stesso avrebbe spedito alla sua vecchia amica la risposta all’invito, all’antica, utilizzando carta e francobolli, proprio come aveva fatto lei, telefonarle sarebbe stato più facile, ma Renard non era del tutto sicuro di volerla risentire, non in quel momento della sua vita almeno.
Quel mese che lo separava dell’inaugurazione della mostra in Italia, gli sarebbe servito per riflettere su cosa era meglio far sapere, o tacere, a Chantal, del suo passato non proprio raccomandabile.
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{3 ottobre. Prompt: Insonnia}
Samanta Crespi
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