I sinistri – cinque monologhi dalla parte del cuore : intervista esclusiva a Mauro Bortone

Mauro Bortone è nato nel 1980 ed è giornalista.

Scrive per “LecceSette” e il “Nuovo Quotidiano di Puglia” e ha collaborato con “La Gazzetta del Mezzogiorno”.

Ha pubblicato la raccolta di poesia Echi (Editrice Salentina, 1994), il saggio su don Milani Tra parola e conflitto (Edizioni Universitarie Romane, 2008), i romanzi Ti vedo (Lupo Editore, 2015) e Dove nessuno è innocente (Besa Editrice, 2017).

Noi l’abbiamo intervistato per saperne di più sulla sua ultima fatica letteraria, I sinistri – cinque monologhi dalla parte del cuore, edita da Augh! Edizioni.

Hai carta bianca e tre aggettivi per descriverti…

Ironico, riflessivo e sognatore

Mai senza…?

Un taccuino per gli appunti

Cosa ti piace leggere?

Narrativa varia ma anche saggistica. Non ho particolari preferenze ma ho letto molto di Irvine Welsh, che forse mi ha trasmesso la voglia di provare a scrivere dei romanzi. 

Se dovessi esprimere tre desideri?

Contare su rapporti e affetti solidi. Riuscire a fare il lavoro che mi piace. Una vita senza troppe ansie economiche… se poi, però, vinco alla Lotteria va bene uguale.

La tua vita in un tweet?

La mia vita è un tweet: cronista per passione, ostinata passione per chi viaggia in direzione ostinata e contraria.

Parlaci del tuo romanzo. A chi lo consiglieresti e perché?

I sinistri – cinque monologhi dalla parte del cuore è un romanzo atipico, perché è un insieme di storie differenti che hanno però un filo comune che le unisce. Lo consiglio in particolare a chi sta attraversando questo momento che viviamo con difficoltà per la frammentarietà dei rapporti e per la crisi lavorativa e cerca delle risposte o anche solo conforto: credo che potrà immedesimarsi e riconoscersi nelle incertezze dei protagonisti e trovare nelle loro storie un messaggio di rinascita. 

Come sono nati i personaggi?

Sono nati un po’ casualmente, ma sono tutti conseguenza del primo personaggio della serie che ho scritto, ovvero un malato terminale del rione Tamburi di Taranto. Ho trovato l’ispirazione nella protesta di alcuni cittadini che nella ormai lunga diatriba sul futuro di Taranto chiedevano di poter essere interpellati dalle istituzioni su decisioni che vanno spesso sempre in una sola direzione: e così ho pensato di far parlare il mio personaggio in maniera confidenziale dal letto di ospedale con un politico.

Le ambientazioni scelte provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?

Nel caso del cielo di Tamburi, il primo dei cinque racconti del romanzo, l’ambientazione è reale. Negli altri casi, ci sono luoghi ispirati da posti reali e ricostruiti in una mia personalissima proiezione.

Come puoi riassumere ai potenziali lettori il tuo romanzo? Qual è il messaggio che hai voluto trasmettere?

Direi che è un romanzo sulla resistenza, quella interiore: quando siamo affranti dal presente e non vediamo futuro, sentiamo di aver tradito anche gli ideali che ci hanno cresciuti e resi uomini e donne, abbiamo un’ancora di salvezza, ovvero aggrapparci alla nostra umanità, alle emozioni e ai sentimenti autentici, che definisco appunto “i sinistri”. È un punto per ripartire e ritrovarsi.

Sei già al lavoro su un nuovo manoscritto?

Sì, già da un po’ e penso di essere anche a buon punto ma, come sempre accade, ogni nuovo progetto è un viaggio in mare aperto: pensi di avere una meta, ma non sai bene quando e come ci arriverai.

Silvia Casini

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