Gioco di penombre  

Nella discesa di ombre

a raccontare la paura del bosco

sgomenta il dirupo di lecci sghembi

avvolti da cupo silenzio.

Eppure scialle di penombre

immerse in ragnatele di smeraldo

quel lecceto – nel liquido mattino –

quando la luce rideva radiosa

e dilagava l’erica rosata

nel respiro del sottobosco.

 

…Anima che vaghi nell’aria

e gli effluvi dei fiori

accogli, non sostare a lungo

nel silenzio cupo dei lecci.

Non subire l’oscura forza

delle ombre che nella sera t’inseguono,

falle svanire e alfine riapparire

– come in un gioco d’abile illusione –

nelle dolci penombre mattutine.

Poi che luce t’abbagli nel profondo

come alba incandescente

che sperde la buia marea della notte.

Testo di Danila Olivieri