Dragonero 64 – Una nuova alba: recensione

La guerra è finita. Le Regine Nere sono state sconfitte, Ian Aranill ha perso gran parte dei poteri che lo rendevano Dragonero, assieme a quelli della sua spada, ognuno dei suoi compagni ha perso o acquistato qualcosa di importante, forse Sera più di tutti, e l’Impero si appresta a ricostruire ciò che è stato distrutto.

Un numero forse lento e assai poco incalzante, ma che per l’appunto serve da epilogo a quella che è stata la saga più importante di Dragonero finora. Un senso di completezza e di speranza aleggia mentre si sfogliano le pagine di questo albo, e il lettore si sente come tornato a casa dopo un lungo viaggio, ringraziando e salutando vecchi e nuovi amici, come succede alla fine di ogni grande storia.

Peccato che tale storia sia rovinata da due fattori, che rimangono i principali problemi di questa serie a fumetti.
Prima di tutto, si passa troppo tempo a spiegare cosa succede e le emozioni dei personaggi, piuttosto di lasciare il posto a immagini silenziose e a brevi ma incisivi dialoghi. I personaggi parlano TROPPO, e ciò rende difficile per il lettore non saltare due-tre frasi, o anche interi, inutili balloons di frasi inutili che sarebbero tranquillamente potuti essere sostituiti da primi piani dei visi dei personaggi (ben disegnati tra l’altro, e ciò accentua il difetto) o da un’azione compiuta da tali. Come sappiamo, in una storia vige il detto “show, don’t tell”, ma qui sembra il contrario.
Il secondo difetto, forse anche peggiore, è il retro dell’albo.
Perché mostra, a quanto pare, un numero 65.
Dragonero continua.

Si è combattuta una guerra che ha deciso il destino dell’Impero, anzi, del continente stesso, si è spero un intero albo a spiegare come tale impero dovrà rimettersi in piedi… e Dragonero vuole continuare.

Questo non è cavare il sangue da una rapa. Questo è cavarne anche il midollo spinale e la materia cerebrale.
Una serie che aveva il potenziale di diventare uno dei fumetti italiani più innovativi e interessanti, compie lo stesso errore di quelle che lo erano fino a 20 anni fa, quali Tex, Dylan Dog, Martin Mystere e altri eroi italiani: si vuole continuare una storia che ormai è conclusa. Non avrebbe più senso per Enoch e Vietti concludere tale saga e crearne una ex novo, così da attirare un pubblico fresco?

Per la cronaca, il numero 64 di Dragonero simboleggia un cambiamento, nel bene o nel male, nella storia di questa testata. Poteva finire comodamente qui, ma si spera che, se debbano per forza continuarlo, non trovino scuse ulteriori per allungare di troppo una storia che già di per sé è eterna.
Grazie, ma come fumetto fantasy infinito abbiamo già Berserk.

 

Andrea De Venuto

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