City of lies – L’ora della verità: recensione

Se c’è uno sconvolgente evento che ancora oggi molti non dimenticano, sia da amanti della musica, sia da persone comuni, è il doppio omicidio avvenuto in poco tempo ai due rapper di nota fama Tupac Shakur e Notorious B.I.G., entrambi morti assassinati a distanza di poco tempo per mano di una serie di colpi di pistola, vittime di omicidi che non hanno mai trovato un vero colpevole.

Ora, prendendo maggiormente in questione l’assassinio di B.I.G, al secolo Christopher Wallace, questa pellicola City of lies – L’ora della verità decide di parlare di una vecchia indagine durata almeno 18 anni alle spalle di tale sanguinoso evento, e lo fa traendo ispirazione dal romanzo Labyrinth di Randall Sullivan, una raccolta di dichiarazioni e prove raccontate dal detective Russell Poole, l’uomo che personalmente ha seguito per molti anni il suddetto caso.

Per la regia del Brad Furman di The Lincoln Lawyer, il presente titolo ha per protagonista un invecchiato e smagrito Johnny Depp, a cui spetta la responsabilità di ricoprire i panni di Poole e di fare da volto narrante per questa intricata vicenda che aleggia tra il poliziesco e il cinema di indagine; a fargli compagnia il premio Oscar Forest Whitaker, al quale spetta il ruolo del giornalista curioso Jack Jackson, ovvero colui che ha intenzione di portare alla luce qualsiasi cosa possa esserci dietro questa drastica faccenda.

Tutto comincia con l’omicidio accidentale di un agente di polizia di colore, un uomo che si scopre poi essere coinvolto in un giro criminale alle spalle del mondo della musica rap; questi era alle dipendenze della Death Row, nota casa discografica, e il suo nome potrebbe essere tra quelli che hanno consentito l’omicidio di Notorious B.I.G.

Ad occuparsi di questa faccenda ci sarà il detective Poole (Depp), un uomo integerrimo e attento al suo lavoro, che non potrà far nulla di fronte a tutto ciò che riesce a scoprire a riguardo, tant’è che anche 18 anni dopo il destino tornerà bussargli la porta; è il reporter Jackson (Whitaker) che lo interroga ed intende scoprire cosa sia successo in quella scottante vicenda, ma la verità non è mai quella che si pensa che sia, salvo però avere prove schiaccianti e rivelazioni sconcertanti che metteranno in ginocchio addirittura il dipartimento di polizia di Los Angeles.

Opera già abbastanza pubblicizzata per via dello smagrito Depp, che non poco ha fatto preoccupare i suoi fans nel mondo, City of lies – L’ora della verità è un documento filmico che vorrebbe mettere “nero su bianco” riguardo a ciò che succede nei ghetti della Città degli angeli; un lungometraggio che intende voler arrivare a fondo riguardo a ciò che racconta e che utilizza uno stile giornalistico non proprio fine a se stesso, anzi, arrivando addirittura a guardare al genere poliziesco per certi versi, e dando modo a Furman di sbizzarrirsi su qualche alzata di tensione.

Ma alla fine ciò che sta più a cuore qua è voler gridare, urlare quello che molti non sanno, dei cosiddetti abusi di potere della polizia losangelina accusati sin dai tempi di Rodney King nel 1991, puntando il dito verso quelli che non fanno parte delle autorità a norma di legge, ma soltanto per utilizzare il distintivo in modo da aprirsi una propria strada criminale.

 

City of lies – L’ora della verità a livello ideologico ha questo tipo di vedute, partendo da uno spunto ben chiaro (l’omicidio B.I.G. o meglio Wallace) ed arrivando ad un’accusa ancora ben più definita (il marcio della polizia di Los Angeles), facendo uso anche di uno stile abbastanza romanzato, ma mai esagerato, in un racconto che vacilla tra passato e presente.

E poi di buono c’è che, oltre ad un Whitaker in vena di partecipazione per i diritti civili, il film di Furman ci ridà un Depp ben calibrato come non lo si vedeva da tempo, precisamente da prima del periodo Jack Sparrow; un pregio che a City of lies – L’ora della verità va totalmente riconosciuto.

Mirko Lomuscio