Asterix & Obelix – Il regno di mezzo: recensione

Da poco più di vent’anni una costante che ormai fa parte del cinema transalpino è quella di proporre su grande schermo un’avventura cinematografica del duo fumettistico Asterx & Obelix, noti personaggi nati dalla mente del duo René Goscinny e Albert Uderzo che, oltre ad essere celebri nel campo delle strisce fumettistiche e in quello dei cartoni animati, dal 1999 ormai si rendono protagonisti di determinati lungometraggi kolossal, ricchi di effetti speciali, scenografie creative e attori di prim’ordine.


Un saga che ad oggi conta quattro capitoli e che porta ora sui grandi schermi un quinto tassello intitolato Asterix & Obelix – Il regno di mezzo, sotto la regia del rinomato Guillaume Canet (autore del dittico Piccole bugie tra amici/Grandi bugie tra amici), che nel film ricopre i panni del gallo da biondi baffi mentre a Gilles Lellouche toccano i panni del corpulento Obelix, ruolo che fino ad ora era sempre stato ricoperto da Gerard Depardieu.

In questa nuova avventura troviamo quindi i due beniamini della Gallia alle prese con un lungo viaggio verso l’Oriente, dato che il loro aiuto viene richiesto dalla principessa Fu Yi (Julie Chen), fuggita dal proprio regno dopo un colpo di stato che ha visto imprigionare la propria madre, l’imperatrice Han Xuanda (Linh-Dan Pham).


Pozione alla mano, Asterix e Obelix accompagneranno quindi la giovane principessa verso questa battaglia, dove a farne parte ci saranno anche i loro nemici di sempre, ovvero quei romani guidati dall’ambizioso e temuto Cesare (Vincent Cassel), il quale è sempre alle prese con i capricci della morosa Cleopatra (Marion Cotillard).

Sfoggiando grandi budget e voglia di ricostruzione fumettistica, il nuovo film dedicato ad Asterix & Obelix porta un pizzico di Oriente nel contesto qua descritto, dopo che abbiamo visto i nostri protagonisti alle prese con missioni in Egitto (Asterix & Obelix – Missione Cleopatra), alle Olimpiadi (Asterix alle Olimpiadi) e nella vecchia Bretagna (Asterix & Obelix al servizio di Sua Maestà), ed a fronte di questa premessa è ovvio che nel mezzo del tutto troviamo anche una parentesi dedicata alle arti marziali, gettate nel calderone di questo lungometraggio che fa della risata infantile un proprio principio fondamentale.


E dato questo principio possiamo ben dire che Asterix & Obelix – Il regno di mezzo mantiene ciò che promette per il pubblico di piccolissimo a cui è rivolto, senza porsi alcun dubbio, come lo è stato anche per i film precedenti, di avere a che fare con del materiale che al di là del confine francese potrebbe risultare fin troppo fine a se stesso; ma oltre a ciò, neanche la presenza di scenografie cartonate, trucchi posticci, costumi ridicoli ed effetti speciali cartooneschi riescono a rendere spiacevole questo film  , perché in fin dei conti capolavoro non lo vuole essere, e neanche lo è ovvio, e costruisce questo universo storico fumettistico con parentesi ironiche degne di nota, soprattutto quelle che guardano alla modernità del decennio 2020 (esilaranti i piccioni viaggiatori che vibrano come smartphone), senza disdegnare, seppur evitabili, riferimenti alla recente pandemia e al Covid-19.

In tutto questo delirio di risate bambinesche troviamo quindi la partecipazione di un divertito Cassel nei panni del malvagio Cesare, ruolo ricoperto nei capitoli precedenti da attori come Gottfried John e Alain Delon, e una Cotillard in partecipazione speciale, la quale riprende quei panni di Cleopatra che in passato, nella saga di Asterix, furono ricoperti anche da Monica Bellucci (ex signora Cassel), mentre in veste di temuto centurione dal nome Antivirus (!) è possibile notare l’esilarante (e gratuita) presenza del calciatore Zlatan Ibrahimović.


Se avete voglia di divertimento infantile da cartoon, ma fatto con attori in carne e ossa, Aterix & Obelix – Il regno di mezzo è la visione che fa per voi, ancor meglio se siete fan del noto fumetto, dato che stiamo parlando del primo titolo cinematografico realizzato dopo la scomparsa del creatore Uderzo, non più tra noi dal 2020; immancabile infatti nel finale la dedica a lui e al collega Goscinny.

Mirko Lomuscio