Animali fantastici: i segreti di Silente – Recensione

Dopo varie vicissitudini produttive che ne hanno complicato la lavorazione, come in primis il licenziamento di Johnny Depp avvenuto per gli scandali nella sua vita privata e poi l’arrivo della pandemia come colpo di grazia, la nuova avventura dedicata alla serie spin off di Harry Potter finalmente riesce a vedere la luce, gettando di nuovo i milioni spettatori nel mondo in un’altra trasposizione del regno creato da J.K. Rowling.

Ebbene sì, Animali fantastici: i segreti di Silente ce l’ha fatta, con i suoi dovuti rimaneggiamenti di casting (fuori Depp, dentro Madds Mikkelsen nei panni del cattivo Grindelwald) e il supporto dei realizzatori frequenti di questa saga, che vedono innanzitutto il sempre confermato David Yates come regista del tutto, qua alla sua settima avventura rowlinghiana su grande schermo (quattro capitoli di Harry Potter più tre di Animali fantastici).

Dopo i fatti raccontati nel capitolo precedente (Animali fantastici: i crimini di Grindelwald), ci ritroviamo verso la fine degli anni ’30 e la guerra è alle porte, un contesto che vede però sullo sfondoun’altra battaglia, quella tra le forze oscure e le forze del bene del regno fatato dei maghi.


Albus Silente (Jude Law) sa che l’atmosfera si sta rendendo sempre più pesante, conscio che un nemico potente quale è Grindelwald (Mikkelsen) potrebbe fare la mossa decisiva per il predominio sul regno della magia.

Per evitare tutto ciò viene di nuovo incaricato Newt Scamander (Eddie Redmayne), il miglior magizoologo che ci sia in giro, ad ostacolare le malefatte di chi sta tramando nell’ombra, coinvolgendo in questa nuova missione anche il fratello Theseus Scamander (Callum Turner) e il babbano Jacob Kowalski (Dan Fogler), i quali insieme si avventureranno in una sequela di pericoli e disavventure con lo scopo di ostacolare i piani malefici di Grindelwald.

E venne il momento in cui il regno potteriano si tinse di politica, anche se già in passato era successo con altri titoli della saga (Harry Potter e l’Ordine della Fenice per dirne una ad esempio), perché Animali fantastici: i segreti di Silente è tutto questo a conti fatti, un’opera che parla di corruzione e intrighi di potere (magici e politici) sfruttando quel suo solito fare incantato e magico, gettando i propri spettatori, che siano piccoli oppure adulti, in una storia molto intricata ed articolata da uno script steso dalla Rowling stessa assieme al fido Steve Kloves, adattatore per eccellenza di questa serie di racconti.

Impossibile non notare i parallelismi con il regno nazista nel movimento verso il potere dell’oscuro Grindelwald, reso alla perfezione da un Mikkelsen ben in parte a discapito del precedente Depp purtroppo, come anche è impossibile non trovare riferimenti velati alla tendenza di oggi di soggiogare la mente del popolo con evidenti raggiri mediatici, rendendo questo Animali fantastici: i segreti di Silente un ulteriore tassello verso l’età adulta della saga della Rowling.

Certo, stando a queste premesse il film dall’altra parte, quella visiva ed emotiva, non ha molto da dire, rendendosi un capitolo certamente più dark sotto questo aspetto, con tanto di parentesi horror (il momento nella prigione custodita da un enorme creatura mangia uomini simil-scorpione), ma anche visibilmente poco ispirata, stabilizzandosi su quella solita tecnica CGI che ricrea magie ed incantesimi del caso e fossilizzandosi sui variegati rapporti introspettivi dei vari personaggi qui presenti, che sia il rapporto tra i fratelli Scamander o l’amore tra Kowalski e la Queenie Goldstein di Alison Sudol, senza dimenticare il conflittuale scontro emozionale tra Silente e il Credence Barebone (alias Aurelius Silente) di Ezra Miller, che in questa occasione sembra più da riempimento e basta.

Comunque sia, per i fan del mondo potteriano e rowlinghiano Animali fantastici: i segreti di Silente è pur sempre un doveroso appuntamento da non mancare, ma sempre solo se si è fan duri e puri, come ormai succede da alcuni anni nei riguardi di questa serie cinematografica.

Mirko Lomuscio