Ai confini del male: recensione

Dopo aver esordito con un’opera che strizzava l’occhio al mondo degli eroi fumettistici con I peggiori e subito dopo aver sconfinato nel genere noir con Gli uomini d’oro, il giovane regista italiano Vincenzo Alfieri torna dietro la macchina da presa con un titolo tutto nuovo, una presentazione Sky Original disponibile dal 1° novembre in streaming su Now, on demand e sul canale Sky Cinema.

Il titolo in questione è Ai confini del male, un thriller tratto dall’omonimo romanzo di Giorgio Glaviano e che ha per protagonisti un’accoppiata di attori composta da Edoardo Pesce e Massimo Popolizio, entrambi nei panni di due uomini di legge che si trovano ad avere a che fare con lo scottante caso di una sparizione di minorenni.

Il primo è un uomo con un passato tormentato, dovuto alla perdita di sua moglie e suo figlio avvenuti in un tragico incidente, un personaggio discusso da chi lo conosce tanto da soprannominarlo Canepazzo; il secondo il suo diretto superiore, un rigido padre di famiglia che con questo caso ha più di un punto di contatto.

Infatti ad essere sparito è il suo adolescente figlio (Luca Zunik) più la ragazza di quest’ultimo, entrambi mai tornati da un rave party; assieme a loro è scomparsa anche un’altra ragazza, la cui madre chiede disperatamente aiuto a Canepazzo stesso.

Le indagini si intrecceranno lungo un sentiero di indizi sconvolgenti e colpi di scena inaspettati, fino alla conclusione del caso che porterà a galla una scottante verità.

Opera intrisa di oscuro pessimismo che ondeggia tra i suoi complicati personaggi, Ai confini del male è un lungometraggio che già dalle prime scene mette ben in chiaro i suoi diretti punti di riferimento, ovvero il cinema di David Fincher e soprattutto quello appartenente al mondo di Millennium – Uomini che odiano le donne.

Alfieri, senza mezzi termini, immerge la sua regia tra alzate di tensione e forti scambi di battute in modo da poter costruire un prodotto che possa catturare lo spettatore alla gola, trascinandolo in un intreccio che possa risultare potente per la causa dark.

E’ sulle spalle di un tormentato e rude Pesce che Ai confini del male intende sorreggersi, facendogli condividere la scena con un affilato Popolizio, contornandoli inoltre le presenze femminili di Chiara Bassermann e Robert Caronia, più comprimari di un certo livello come Nicola Rignanese; l’obiettivo è far sì che ognuno di loro risulti funzionale per il ruolo ricoperto, creando un universo oscuro tutto italiano ma con rimandi al cinema statunitense.

Ed è qui che casca l’asino per il film di Alfieri, perché, nonostante dimostri anche di avere una sua spiccata personalità nel panorama nostrano, non riesce però a mostrare un degna originalità in merito, mostrando sin troppo questa voglia di accostarsi ai punti di riferimenti fincheriani succitati.

Thriller adatto per il regno del piccolo schermo, Ai confini del male intriga poco più di un episodio de Il Maresciallo Rocca ma almeno ha un ritmo più che adatto per gli amanti del genere in questione, salvo stancarli con una sequela di colpi di scena (qualcuno anche prevedibile) che chiudono la visione tirandola per le lunghe, una decisione che mostra qualche incertezza di troppo da parte della, apparente, solida regia.

Mirko Lomuscio