Abigail: recensione

Oramai nomi riconosciuti nel genere horror attuale, grazie a titoli come Finché morti non ci separi e il quinto e il sesto capitolo della saga Scream, il duo di registi Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett contribuisce alla creazione di un nuovo film che promette brividi e intrattenimento, sconfinando la propria conoscenza a riguardo verso uno sguardo rivolto al cinema vampiresco.

Quest’opera intitolata Abigail è quindi un lungometraggio che apre le proprie danze come fosse un qualsiasi crime movie, per poi districarsi in qualcosa che abbraccia tutto l’orrore e il raccapriccio possibile, mettendo nel mezzo una vera e propria lotta tra bene e male.

La storia è quella di un pugno di criminali (interpretati da Melissa Barrera, Dan Stevens, Kevin Durand, William Catlett, Kathryn Newton e il compianto Angus Cloud, cui è dedicato il film) che, incaricati dal misterioso Lambert (Giancarlo Esposito), devono rapire una bambina appartenente ad una famiglia di ignoti ricchi facoltosi.

Le informazioni sono al minimo indispensabile e i rapitori in questione entrano di nascosto in camera della piccola Abigail (Alisha Weir), portandola in un rifugio isolato, in attesa che il padre della bambina paghi il riscatto.

Ma quello che non loro non sanno è che dietro a questa operazione si cela un mostruoso segreto, che ben presto si farà vivo e che deciderà di uccidere ognuno di loro, in una corsa verso la sopravvivenza e la salvezza che poche persone intende lasciare vive.

Tramite un approccio al genere intenzionato a prendere ispirazione da un’operazione cult quale è stato il Dal tramonto all’alba di Robert Rodriguez, ovvero prima parte crime movie seconda parte horror puro, Abigail del duo Bettinelli-Olpin e Gillett è un film che intende trasportare lo spettatore in una visione ricca di colpi di scena e amore per il genere horror, abbondando in momenti splatter e giocando di tensione, come anche di parecchi fattori sorpresa.

Ma è proprio questo insistere sul portare assolutamente avanti lo spettacolo che rende la visione di Abigail alquanto poco elaborata, certo il divertimento c’è come anche determinate trovate, ma lo script di Stephen Shields e Guy Busick non brilla innanzitutto per coerenza nelle scelte decisionali dei suoi personaggi, tant’è che in più di un’occasione possiamo vedere queste vittime designate, criminali dalla reputazione ben nota, agire sfrontatamente nel modo sbagliato, giusto per portare avanti gratuitamente la visione del film.

Abigail gode di ritmo e di amore verso il genere horror, questo sì, ed infatti parentesi splatter non mancano come anche finissime citazioni ai film di vampiri, salvo però poi tirarla troppo per le lunghe in più di un’occasione, come lo strascicato scontro finale, tanto che ad un certo punto la regia perde il controllo della situazione lasciando che Bettinelli-Olpin e Gillett si lascino trasportare da uno spettacolo eccessivamente fine a se stesso, non indecente certo, ma che poteva essere elaborato in modo migliore.

Per una visione ricca di brividi e divertimento Abigail può anche andare bene, ma se cercate anche una forte coerenza narrativa allora è meglio che saltiate questo appuntamento e volgete l’attenzione verso ben altre opere horror.

Mirko Lomuscio