16 modi per spezzarti il cuore: recensione

16 modi per spezzarti il cuore è uno di quei libri che già  dal titolo fa capire più o meno di cosa si tratta. In questo caso una delusione d’amore, con annessa vendetta da servire fredda come si conviene.

Peccato che mi aspettassi qualcosa di spiritoso e un po’ frizzante e mi sono ritrovata a leggere pagine su pagine di lettere deliranti e sms di una ragazzina non ancora diciottenne che si vuol vendicare dell’ex suo coetaneo. Sto parlando di Natalie e Dan, lei una ragazza ricca, con un grande talento, ma a mio parere molto viziata e con poco spessore. Lui appare come il bravo ragazzo di estrazione modesta ma col grande sogno di fare il documentarista.

Entrambi frequentano la scuola e si conoscono casualmente alla mensa comune, scocca subito l’interesse, ma tutta la loro storia che dovrebbe sembrare normale e romantica viene riportata dalle lettere di Natalie che recapita a Dan, come una stalker, e nei toni si percepisce molta rabbia e superficialità. Lo stesso si può dire delle risposte di lui, il punto di vista del ragazzo non è molto diverso da quello di lei, entrambi sembrano essere consapevoli che il loro amore era destinato a finire male.

Eppure pensò che il tutto poteva essere descritto in maniera molto più accattivante, ho apprezzato l’idea delle 16 lettere, con poi l’atto finale, la vendetta di Natalie sul suo ex, quello che proprio non mi è andato giù e lo stile del romanzo e la caratterizzazione dei personaggi, che risultano banali e piatti. Oltretutto Un terzo buono del libro riporta conversazione sms o email tra i vari personaggi dei tipo “X: scrive che. Y: risponde che” ecco questo in un romanzo non si può proprio vedere, a mio avviso, sembra più il diario di una quattordicenne.

Capisco che il tutto magari si vuol riferire ad un pubblico giovane, ma non ci vuole molto ad alzare un po’ l’asticella e a scrivere comunque qualcosa che possa interessare un teenager, senza scomodare WhatsApp e simili.

Un’altra cosa per cui boccio completamente questa storia è l’eccessiva superficialità con cui vengono trattati alcuni argomenti, come alcool, droghe e sesso, sempre ricordandoci che si sta parlando di ragazzi di sedici-diciassette anni.

La protagonista si vanta di aver ingannato il fidanzato vergine, facendogli credere che anche lei lo fosse, mentre invece dive candidamente di aver fatto sesso la prima volta a tredici anni, così senza convinzione e poi aver continuato fino ai diciassette. Oltre al fatto che essendo ricca si sbronza e sperpera i soldi dei genitori.

Io non vorrei apparire bigotta, ma non mi se,Bra un bel messaggio da passare ai più giovani questo, non è che tutto può essere vissuto così, senza conseguenze. Parlare poi del sesso a tredici anni mi sembra un po’ un azzardo, almeno in un romanzo che parla di una storia che dovrebbe essere d’amore, anche se finita male.

Tutta la storia comunque è pervasa dall’idea che niente abbia poi questo grande valore e conta solo manipolare ed odiare. La protagonista spesso ha atteggiamenti volgari è finita troppo infantili.

L’amore proprio non c’entra, o almeno io non l’ho percepito tra i due protagonisti, la loro, non mi è sembrava una storia finita male, ma piuttosto un gioco subdolo per ferirsi senza aver compreso i reciproci sentimenti. Il tutto infarcito da tradimenti, sms, ripicche, email odiose.

Se questo è io livello di certi romanzi di oggi, non mi stupisco che la gente non legga più, o legga solo spazzatura.

È stata una lettura sprecata che mostra uno spaccato di gioventù americana davvero da non imitare.

 

Samanta Crespi

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