Una terapia di gruppo: recensione

Risate e psicanalisi nel corso degli anni sono sempre stati un connubio che il mondo del cinema ha sempre utilizzato, a partire dalle prime pellicole di Woody Allen fino a districarsi in titoli incentrati sull’argomento come Terapia di gruppo di Robert Altman o addirittura Ma che colpa abbiamo noi di Carlo Verdone.

Ultimo esempio di riuscita commedia ambientata nella psicologia (o meglio ancora nella psicoterapia) è risultato essere il titolo spagnolo del 2017 Toc toc di Vincente Villanueva, un’opera di successo tratta da una pièce teatrale francese scritta da Laurent Baffie e che si basava sull’utilizzo di un nutrito gruppo di protagonisti.

L’Italia ovviamente, ormai pratica a riproporre pellicole recenti della cinematografia europea e non, decide di creare la propria trasposizione di Toc toc e a mettere mano a tale operazione è il Paolo Costella già sceneggiatore premiato di Perfetti sconosciuti, nonché regista di un nutrito gruppo di film come Tutti gli uomini del deficiente, A Natale mi sposo e Vicini di casa, quest’ultimo già remake di un’altra pellicola iberica.

Intitolata Una terapia di gruppo, tale trasposizione ha per protagonisti un gruppo di attori del calibro di Claudio Bisio, Margherita Buy, Claudio Santamaria, Valentina Lodovini, Leo Gassmann, Ludovica Francesconi e Lucia Mascino, i quali interpretano i pazienti di un luminare psicoterapeuta, tutti in sala di attesa ad aspettare il proprio turno.

Ma il dottore non è ancora tornato da un lungo viaggio e Federico (Bisio), Annamaria (Buy), Emilio (Santamaria), Bianca (Lodovoni), Otto (Gassmann) e Lilli (Fancesconi) saranno costretti a passare un lungo lasso di tempo assieme, sotto lo sguardo dell’attenta segretaria Sonia (Mascino), con la speranza che prima o poi l’uomo torni al proprio studio.

Ed i sei pazienti, uno di fronte all’atro, non potranno far altro che confrontarsi in quest’attesa, cercando di conoscersi meglio e, meglio ancora, di riuscire a trovare un rimedio al proprio disturbo ossessivo compulsivo.

Realizzare una commedia corale ambientata in uno spazio limitato, quale è un appartamento adibito a studio medico, non è certamente cosa facile, tutto sta nella credibilità scenica dei personaggi che si espongono; in Una terapia di gruppo questi personaggi cercano di essere accattivanti quanto basta di fronte agli occhi degli spettatori, il tutto grazie agli sforzi degli attori che li interpretano.

Ma Costella a volte esalta un po’ troppo il lato da mattatore dei suoi attori tanto da renderli eccessivi in almeno una buona prima parte.

Il film infatti ci mette un po’ per riuscire a rendere simpatici i suoi protagonisti, ed una volta entrati in quell’ottica i problemi che subentrano sono soprattutto di scrittura, trovandoci di fronte ad una struttura che tenta di arrivare al punto con pochi sforzi creativi e senza sorprendere verso il colpo di scena finale, i cui unici punti positivi sembrano venire direttamente dalla matrice originaria, che sia la pièce teatrale o la trasposizione spagnola.

Rimangono giusto le performance di Bisio, Buy, Santamaria, Lodovini, Gassmann, Francesconi e Mascino, che, chi nel bene e chi nel male, si fanno sentire e tengono compagnia per tutta la durata, tra sindromi di tourette , ossessioni per la numerologia, manie per le proprie automobili o per la pulizia, un bignami delle più svariate sindromi ossessivo compulsive giusto per giungere a un punto d’arrivo verso la chiusura di Una terapia di gruppo.

Mirko Lomuscio