La cospirazione dell’inquisitore: intervista esclusiva a Giulia Abbate

Giulia Abbate, nata a Roma nel 1983, vive a Milano con il marito, le loro due bambine e una gatta. Editor e coach di scrittura, è cofondatrice di Studio83, agenzia di servizi letterari. Ha esordito nel 2011 con l’antologia di racconti fantascientifici Lezioni sul domani (Castello Volante Editore) e nel 2016 ha pubblicato il suo primo romanzo di fantascienza, Nelson (Odissea Digital Fantascienza).

Con La cospirazione dell’inquisitore fa il suo ingresso nel catalogo Leggereditore.

Noi l’abbiamo proprio intervistata per saperne di più su questo romanzo.

Hai carta bianca e tre aggettivi per descriverti…

Sensibile, idealista, impulsiva.

Mai senza…?

Un progetto in corso.

Cosa ti piace leggere?

Principalmente letteratura di genere: fantascienza, romanzi storici, libri gialli… Mi piace anche studiare, approfondire il più possibile un singolo argomento, quindi leggo anche tanti saggi.

Se dovessi esprimere tre desideri?

Penso di essere una persona molto fortunata, e il mio desiderio più grande riguarda il benessere delle persone che amo. Il secondo potrebbe riguardare i frutti del mio lavoro. Il terzo, sapere quando sto per morire – non proprio in linea con il profilo di una scrittrice “rosa”, ma tant’è J

La tua vita in un tweet?

Oltre che in un tweet lo vedrei bene su un blasone : dubito, ergo rido.

Parlaci del tuo romanzo. A chi lo consiglieresti e perché?

La cospirazione dell’inquisitore è una storia ambientata nelle Marche, all’inizio del 1300. Si svolge in nove giorni e riguarda il potere e la necessità di protezione. La protagonista Elisa deve sopravvivere in una situazione difficile, quando la sua cara amica viene arrestata con l’accusa di stregoneria. Ma Elisa vuole anche mantenere un potere, e magari ottenerne di più, e per questo decide di servire l’inquisitore, apparentemente suo nemico. L’attrazione tra Elisa e Riccardo, il giudice papale, rende più semplici alcune cose, ma ne complica molto altre.

Consiglierei questo libro a chi apprezza i romanzi storici, perché sul fronte della ricostruzione ho lavorato molto. Lo proporrei anche a chi diffida dei romanzi d’amore, e magari li considera melensi e scontati, sperando che possa ricredersi. Con alcuni è già successo.

Come sono nati i personaggi?

Un po’ per scelta a priori, un po’ per costruzione dopo qualche ricerca.

L’inquisitore aveva già un profilo abbastanza delineato: doveva essere un uomo dotto, non troppo giovane, con piglio da magistrato e abituato alle cose del mondo nonostante i voti. Ho studiato fonti originali, memorie e manuali, le vive parole di persone vere, aiutata dalla letteratura critica. E ho aggiunto qualche tratto in più, per creare un conflitto interiore che si rivela solo nelle ultime pagine.

Chi mai, in un contesto simile, poteva tenere testa a un uomo simile? Non una controparte, né un essere complementare , ma una figura autonoma che rappresentasse qualcosa di diverso e irredimibile in categorie maschili. L’ho trovata nella saggistica dedicata alle donne del Medioevo: non solo regine, ma anche sarte, imprenditrici, mediche, castellane, o “sindacaliste” ante litteram. Elisa si è formata tra perdite e lutti, e ha sviluppato uno spirito battagliero che si dà i propri obiettivi e un posto nel mondo. Ama sua figlia, nonostante l’abbandono della propria madre, ed è capace di provare piacere fisico quando lo decide. È soggetta a leggi e consuetudini poco convenienti per le donne, e ci vive in mezzo ricercando un proprio primato, con un proprio sapere, tramandatole (forse…) da una “strega”. Rappresenta un mondo femminile che non ho inventato, ma ho scoperto nelle storie vere di quel tempo, e un’autonomia che le donne ebbero nel Medioevo ben più che in epoche successive.

Le ambientazioni scelte provengono dal reale o sono anche una proiezione dell’anima?

L’ambientazione principale è basata sul reale: la storia si svolge in una zona tra Camerino e i Monti Sibillini, dei quali ho studiato con cura i dettagli. Quei boschi hanno un fascino che si riflette sull’anima, piuttosto che il contrario. Ho inventato la castellania degli Altoviti e il comune di Civitaura, ma basandomi sempre su luoghi reali.

Ci sono però un paio di scene che sono ambientate in dimensioni diverse da quella del reale. Forse sono sogni, forse qualcosa di diverso… lascio a chi legge il piacere di deciderlo.

Come puoi riassumere ai potenziali lettori il tuo romanzo? Qual è il messaggio che hai voluto trasmettere?

Con Leggereditore abbiamo ideato un riassunto che mi pare efficace: “In un Medioevo italiano pieno di insidie e poteri in guerra, una donna non si piega al suo destino e lotta per un futuro migliore. Un romance travolgente, ricco di colpi di scena e amori illeciti.”

Più che un messaggio, ho voluto trasmettere il senso della complessità di un periodo storico difficile, ma anche vivo, colto, ricco di risorse e di tratti interessanti e poco conosciuti; e anche passare emozioni, legate ai conflitti dei personaggi, nessuno dei quali è solo buono o cattivo. Hanno tutti dei motivi validi per comportarsi come si comportano, siamo noi a scegliere da che parte stare, e come interpretare le cose. Questo mi pare un messaggio che potremmo portarci anche nella vita di ogni giorno.

Sei già al lavoro su un nuovo manoscritto?

Sì. Ho la prima stesura del mio secondo romanzo storico, ambientato in un’altra epoca, successiva e molto complicata. Mi accingo ora a quella che per me è la vera scrittura, ovvero la revisione. Se vorrete farmi gli auguri ve ne sarò grata J Io da ora ringrazio Silvia per questo spazio, e tutti e tutte voi, che avete letto fin qui, per l’attenzione e l’interesse.

Grazie mille! 



Silvia Casini

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