A venticinque anni dalla distribuzione del primo capitolo, la saga di Final destination ha pensato bene di festeggiare tale anniversario con un ulteriore lungometraggio, il sesto per la precisione, in modo da rinverdire i fasti di questa serie di successo con un nuovo appuntamento intriso di sangue e morti fantasiose, riprendendo quel discorso che sembrava fosse stato chiuso con Final destination 5 di Steven Quale.
Con il beneplacito di Jon Watts (regista di Clown e Spider-man: homecoming), qua nelle vesti di soggettista e produttore, Final destination: bloodlines viene diretto dal duo Zach Lipovsky e Adam B. Stein, autori del fantasioso Freaks, ed affronta il macabro percorso della morte narrando la storia di una famiglia afflitta da questa maledizione, dove la giovane Stefani (Kaitlyn Santa Juana) fa un incubo ricorrente, rivivendo quello che sembrerebbe essere un vecchio ricordo di sua nonna Iris (Gabrielle Rose).
Infatti, più di cinquant’anni fa, quest’ultima riuscì ad evitare la propria fine grazie ad una preveggenza avuta prima di un mortale incidente, dove salvò anche la vita a decine di persone.
Stefani, in cerca di verità, scopre quindi che la sua famiglia è in pericolo, perché la morte, non avendo potuto colpire all’epoca, decide di rifarsi viva ora, coinvolgendo la ragazza e i suoi famigliari in una serie di mortali ed inaspettati incidenti.
Tentando di rinverdire i fasti di una saga horror che ha trovato i propri momenti migliori nella ricostruzione di morti splatter fantasiose e creative, Final desitnation: bloodlines riprende quindi quei passi con una certa dose di humour più presente del previsto.
Non che tale elemento sia mancato fino ad ora all’intera serie, ma in questo contesto i registi Lipovsky e Stein avvicinano in più di un’occasione la risata macabra con morti raccapriccianti, cercando di fare un po’ la differenza a livello di atmosfera e contestualizzazione della trama.
Certo, la visione magari è prettamente consigliata ai fan duri e puri della saga, anche perché Final destination: bloodlines ci mette un po’ per ingranare una direzione precisa, ma in fin dei conti il divertimento è assicurato anche per tutti, grazie a quel modo ben preciso di bilanciare effetti splatter con inaspettate dosi di humour, venendo così riempiti di appagamento con la visione di un prodotto che fila via senza problemi e che riesce ad intrattenere nel suo degno modo.
Ma in tutta questa leggera consapevolezza di esibire un prodotto scacciapensieri, Lipovsky e Stein si concedono anche una parentesi altamente sentita, regalando al buon Tony Todd, attore immagine dell’intera serie, una sua incisiva apparizione, una delle ultime della sua carriera data la sua dipartita avvenuta alla fine del 2024; emaciato e completamente diverso da come molti suoi fan lo ricordano (è stato l’iconico possente Candyman del noto film ispirato a Clive Barker), il buon Todd sfonda la quarta parete con una partecipazione toccante e veramente commovente.
Se per molti Final destination: bloodlines ingiustamente non si farà ricordare nel complesso della sua riuscita, almeno potrà ritenersi indelebile nella mente per quei dieci minuti dedicati a Todd e al macabro concetto di cosa significhi veramente “destino finale”.
Mirko Lomuscio