Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters: : recensione

Quando Edgar Lee Masters nel 1914 diede alle stampe l’Antologia di Spoon River, parte dell’America – impegnata a creare il mito della sua grandezza – si sentì infastidita, quasi offesa nel sentire raccontare la povertà, la miseria, la disperazione della condizione umana. Ma c’era un’altra America, e non minoritaria, che vi trovò verità e realismo, se ne appassionò, e il libro piacque, al punto da far dire che “chiunque sapesse leggere in America, lo aveva letto” e da farne la raccolta di poesie più venduta per decenni.

Che poi di vere e proprie poesie non si tratta. Sono 244 epigrammi, atti a riprodurre altrettanti epitaffi, come nell’Antologia Palatina che è stata fonte di ispirazione di Masters insieme ai grandi classici greci. Ogni epitaffio è una storia, un personaggio, una vicenda, tratteggiati alla perfezione in sole poche righe, vive come poche espressioni poetiche sanno essere. Eppure a parlare sono i morti. Sì, avete letto bene. I morti del cimitero di Spoon River, cui la morte non ha dato pace e neppure ha tolto la voce. Sono ancora tutti lì, invece. Che dormono sulla collina, presi dalle proprie passioni, dai rimpianti, da una voglia di riscatto che non li abbandona.

Arriviamo all’Italia. Quando, all’inizio degli anni ’40, Fernanda Pivano chiese al suo ex professore e amico Cesare Pavese, che differenza ci fosse tra la letteratura inglese e quella americana, lui non le rispose. Ma dopo qualche giorno tornò da lei con l’Antologia di Spoon River tra le mani. Per la Pivano fu una folgorazione. Si dice che fu un verso dell’epigramma “Francis Turner” a toglierle il fiato. (NDR “Francis Turner” sarebbe poi diventata “Un malato di cuore” nell’antologia di De André).

Così Fernanda “Nanda” Pivano, si mise a tradurre, d’impeto, quasi segretamente, senza avere neppure un dizionario. E nel 1943, sfidando la censura del regime, e il pericolo di essere arrestata (cosa che sarebbe di fatto accaduta), L’Antologia di Spoon River divenne un’opera Einaudi.

Da allora, l’Antologia è divenuta anche in Italia, fonte di ispirazione continua e modello per nuove opere. Dalla musica, al cinema al teatro, l’Antologia è un classico assoluto, un long seller, che ha visto svariate pubblicazioni, riedizioni, nuove traduzioni. Anche se quella della Pivano rimane la più bella e amata. Fabrizio De André ne ricavò materiale per il suo “Non al denaro, non all’amore né al cielo” straordinario concept album ante litteram, attuale e universale come gli epigrammi di Masters. Il giudice, il chimico, il medico, il suonatore Jones per citare le più note, dalla poesia di un avvocato dell’Illinois di inizio secolo, passando per le mani di Pavese e della Pivano, sono diventati parti delle nostre vite.

Questo è lo straordinario potere della letteratura.


Edgar Lee Masters (Garnett, 23 agosto 1868 – Melrose, 5 marzo 1950) è stato un poeta, scrittore e avvocato statunitense, famoso soprattutto per l’Antologia di Spoon River. L’opera ricevette la Mark Twain Silver Medal nel 1936, i premi della Poetry Society of America e dell’Academy of American Poets Fellowship (1942), lo Shelly Memorial Award (1944).

Eleonora Carta

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