Anime sbullonate: recensione

Regista romano che si è sempre mosso nel mondo dell’underground con una certa ispirazione e simpatia, Riccardo Camilli, dopo l’opera ironica nostalgica intitolata Peggio per me e il seguente Guarda chi si vede, torna sui grandi schermi con una nuova commedia, un film ad episodi che inanella una serie di mini storie ambientate nella Roma periferica di oggi, tra effetti pandemici da lockdown e scontri generazionali che fanno il punto della situazione odierna, il tutto traendo ispirazione da otto storie scritte da Antonio Agresti.

Quindi, quello che compongono il qui presente Anime sbullonate non sono altro che una sfilza di spaccati di vita capitolina, tra genitori esasperati con i propri figli e coppie vogliose da matrimonio in pieno lockdown, per poi passare a venditori ambulanti alle prese con anziane vedove e giovani disoccupati tormentati da telefonate insistenti, fino ad arrivare alla descrizione della solitudine tramite il rapporto di un uomo qualunque con un’urna funeraria.

Otto diverse storie che uniformano uno spaccato esistenziale guardando il lato positivo della vita amara, la quale a volte sa essere un po’ tragicomica e anche un po’ ridicola.

Nella sua pochezza di budget, Anime sbullonate sa essere un prodotto che in fin dei conti sa cosa voler dare ai suoi spettatori, rendendosi piacevole per la sua sincerità di fondo e per come Camilli riesce ad affezionarsi ai suoi innumerevoli personaggi.

Una piccola commedia divertente che, sì, ha i suoi piccoli limiti narrativi in alcuni momenti, come determinati episodi dall’andazzo inconcludente, ma che in fin dei conti si rende più che piacevole nel complesso finale, creando un risultato che si rende amorevole per come tenta di accodarsi alla tradizione di capisaldi del genere quale è I mostri di Dino Risi, reggendo poi magari il paragone con altri titoli della commedia italiana simili per genere, se pensiamo ad esempio a I maniaci di Lucio Fulci.

Camilli inoltre è un regista capace di conoscere Roma e la vita periferica della stessa capitale, e qua lo dimostra grazie all’utilizzo di una serie di personaggi variegati e degnamente alternati, dai volti ben scelti e attori in grado di essere credibili nei loro contesti, il cui contributo arricchisce la pochezza tecnica del film in sé.

Oltre allo stesso Camilli, il quale è protagonista dell’ultimo episodio (quello dell’urna funeraria), tali interpreti comprendono una galleria di nomi come Matteo Quinzi, Ilaria Mariotti, Marcello Di Giacomo, Gaetano Mosca, Laura Nardi, Alessandra Ferro, Annamaria Annibaldi, Giammaria Cauteruccio, Eleonora Luneville, Matteo Quindi, Chumobi Rawi Nnodi, Veronica Di Giacobbe, Alessia Rocco e Claudio Camilli, quest’ultimo fratello del regista, presenza fissa nei suoi film, nonché presente in altre pellicola come The end? L’inferno fuori di Daniele Misischia e I predatori di Pietro Castellitto.

Piccoli attori che servono e riescono, a loro modo, ad ingrandire un prodotto minuscolo come Anime sbullonate, di cui possiamo anche trovare svariati difetti dovuti alla pochezza di budget ma che, a conti fatti, colpisce nell’obiettivo di intrattenere e far passare un’ora e quindici minuti di pura spensieratezza.

Mirko Lomuscio