A working man: recensione

Dopo il successo dell’action The beekeeper, la star del cinema action Jason Statham torna a collaborare con il regista David Ayer, dando vita ad una nuova avventura adrenalinica che mette in noto attore inglese nel mezzo di una nuova trama all’insegna dell’intrattenimento.


Intitolato A working man, il lungometraggio in questione ha anche la particolarità di trovare come sceneggiatore un nome forte quale è Sylvester Stallone, il quale collabora anche come produttore (per la seconda volta si fa portavoce sotto queste vesti per un film interpretato da Statham, precedentemente era già successo con Homefront di Gary Fleder).

Tratto da un libro scritto da Chuck Dixon, il qui presente A working man è la storia di un ex ufficiale militare di nome Levon Cade (Statham), un uomo tormentato da un’esistenza passata tra guerre e azioni belliche, che ora svolge un normale lavoro di manovale presso un cantiere edile.

Vedovo e padre della piccola Merry (Isla Gie), Levon ben presto dovrà tornare in azione per il bene di alcuni suoi amici; i padroni del luogo dove lavora, i coniugi Joe (Michael Peńa) e Carla Garcia (Noemi Gonzalez), consci delle sue qualità militari, chiedono il suo aiuto per trovare la loro giovane figlia Jenny (Arianna Rivas), scomparsa nel nulla e presumibilmente vittima di un rapimento.

Legato emotivamente ai Garcia, Levon non potrà tirarsi indietro e, armi alla mano, decide di mettersi in gioco per il loro bene, tornano in azione per un’ulteriore missione che lo porterà nel mezzo di una malavita russa organizzata.
Senza tanti fronzoli o voglia di districarsi chissà in quale trama più ragionata, questo A working man è un action movie che si presenta sin da subito come quel tipo di titolo che possa indirizzarsi esclusivamente ai fan di Statham, regalando magari botte da orbi e un po’ di retorica emotiva del caso, il tutto tagliando con l’accetta buoni e cattivi nel mezzo di una trama spicciola e poco vogliosa di svilupparsi.

Jason Statham as Levon Cade in director David Ayer’s A WORKING MAN.
An Amazon MGM Studios film.
Photo Credit: Dan Smith
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E qui infatti prendono forma la maggior parte dei difetti di questo A working man che, nonostante la presenza in scrittura di un nome come Stallone qua in tandem con Ayer stesso, mostra uno svolgimento che a volte si fa troppo sintetico, per non dire proprio svogliato nell’approfondimento dei suoi personaggi.

Certo non che un film del genere necessiti chissà di quale scrittura mirata e studiata ovvio, però almeno un piccolo sforzo nell’uniformare l’iter esistenziale del suo protagonista e del suo contorno (l’ex commilitone non vedente interpretato da David Harbour, il malavitoso russo ricoperto da Jason Flemyng) sarebbe sempre stato ben accetto; A working man è un titolo che nella trama cerca di riecheggiare titoli come Io vi troverò e simili, sconfinando poi in ben altro, divagando in altre parentesi (le fila russo malavitose e i conflitti interiori delle stesse) e lasciando in disparte il plot principale su cui dovrebbe sorreggersi (il rapimento di Jenny con annessa missione di recupero).

(L to R) Jason Statham as Levon Cade and David Harbour as Gunny Lefferty in director David Ayer’s A WORKING MAN.
An Amazon MGM Studios film.
Photo Credit: Dan Smith
© 2025 Amazon Content Services LLC. All Rights Reserved.

Questo pugno di difetti fanno sì che lo svolgimento di A working man sia gestito con andamento indeciso, tra alti e bassi, e che la regia di Ayer cerchi di recuperare in qualità almeno nelle scene d’azione, che in verità, non sempre risultano gestite degnamente, facendo risultare sprecata anche la presenza di Statham stesso.

Azione spicciola e molto disimpegno sono all’ordine del giorno in questo film, e se siete in cerca di tutto ciò sarete anche ben accontentati, ma dalle premesse esposte in A working man qua ci si sarebbe aspettato molto di più come prodotto finale.

Mirko Lomuscio